"Museo dei dolmen" è un museo virtuale della preistoria e protostoria del Mediterraneo e dell'Europa Occidentale, ideato e diretto da Federico Bardanzellu.

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Dolmen Museum     

Preistoria e protostoria del Mediterraneo e dell'Europa Occidentale   

 

 

Museo dei Dolmen

 

Le strutture dolmeniche sardo-corse sembrerebbero:

  • strutture orientate verso particolari eventi astronomici;

  • santuari religiosi dell’epoca preistorica;

  • strutture disposte lungo un tracciato che attraversa le Bocche di Bonifacio, costituendo così un itinerario percorribile in pellegrinaggio, come le medievali Via Francigena o il Cammino di Santiago di Compostela.

  • sepolture familiari del clan dominante;

All’interno dell’itinerario, alcune località potrebbero aver rivestito una particolare importanza religiosa, quali Luras (con quattro), il territorio nei dintorni di Buddusò (con undici strutture), quello nei dintorni di Berchidda (con tredici) e il sito corso di Sartene-Filitosa. 

 

STRADA DEI DOLMEN DELLA SARDEGNA SETTENTRIONALE

L’itinerario inizia da Macomer (NU), grosso paese della Sardegna centro-settentrionale, che si può raggiungere da Cagliari, prendendo la SS131/Cagliari-Sassari (Carlo Felice) per 132 km, sino all’uscita Borore/Macomer, e seguire le indicazioni per altri 7 chilometri circa.

Anche provenendo da Sassari si percorre la SS 131, in direzione Cagliari, sino all’uscita Bosa/Macomer, per circa 62 chilometri. Da Olbia, invece, si prende la SS 131 DCN, in direzione Nuoro-Sassari e la si percorre per circa 102 chilometri, sino all’uscita Macomer; di qui si prende la SS 129 per circa 36 chilometri e la SS 129 bis per altri 3,5 circa, seguendo le indicazioni stradali. Giunti al paese, ci dirigiamo verso l’interessantissima zona archeologica di Tamuli, che è situata a circa 6 km. sulla strada che da Macomer porta a Santulussurgiu.

 

 

 

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Dolmen Su Edrosu

Fonte

 

 

 

 

 

 

 

 

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Betili a Macomer

Foto: Petru 2007 in

 CatturalaSardegna.it

 

 

A. DOLMEN SU EDROSU

 e L'AREA ARCHEOLOGICA DI TAMULI (MACOMER)

Il dolmen Su Edrosu è la struttura più antica del complesso archeologico e, inizialmente, è stato scambiato per una Tomba di giganti in pessimo stato di conservazione. Orientato a SE, la sepoltura (lunghezza m 8) conserva, appena leggibile sul fondo, la camera funeraria (lunghezza m 2,20; larghezza m 1,75) con pareti a filari e lastra di testata (lunghezza m 1,35; larghezza 1,05; altezza 0,41) affiancata da due blocchi di trachite.

Il resto del complesso archeologico di Tamuli è databile all’età nuragica (età del bronzo) in quanto comprende due tombe di giganti, un nuraghe e un villaggio nuragico. E’ stato edificato, quindi, in epoca successiva a quella dei dolmen.

La prima Tomba di Giganti presenta un corpo allungato e absidato, includente una camera funeraria e un'ampia esedra semicircolare antistante. Il corpo tombale è orientato a SE (lunghezza m 14,40; larghezza m 7,32/7,10), il semicerchio dell'esedra (corda m 14,60; freccia m 7,10) presenta lungo il perimetro un sedile formato da 27 blocchi, 14 nell'ala sinistra e 13 in quella destra. Al centro dell'esedra, l'ingresso alla camera funeraria è dato da una lastra forata dal portello trapezoidale, sopra una soglia rialzata.

L’interesse di tale sepoltura megalitica è dato dal fatto che, sul suo lato sud, allineati (astronomicamente?) sono disposti sei “betili”, tre rocce lavorate – cioè – di forma conica. I tre più grandi (altezza m 1,24/1,40) mostrano ciascuno due bozze mammellari e sono state identificate come di genere femminili. Gli altri tre, lisci, di genere maschile. Accanto al culto dei morti, dunque, i Sardi preistorici – probabilmente – praticavano anche riti riferibili alla fecondità maschile e femminile.

La seconda Tomba di Giganti, anch'essa disposta a S/E, è attualmente invasa dal crollo e dalla terra, ma è possibile individuarne il profilo del corpo tombale absidato e dell'esedra.
Il corpo tombale (lunghezza m 11,40) racchiude il corridoio funerario (lunghezza m 8,20; larghezza m 0,85) e conserva la soglia d'ingresso (lunghezza m 1,20; larghezza m 1,54), rialzata di m 0,10 rispetto al piano pavimentale, nonché una lastra della parete sud.
Nell'emiciclo dell'esedra (larghezza m 14,50) si trovano alcune pietre piatte e levigate che facevano parte della pavimentazione della camera funeraria interna.

A breve distanza dalle tombe di giganti, su un affioramento roccioso, si erge il nuraghe, di tipo complesso, che è costituito da un mastio e da un bastione bilobato addossato sulla. A breve distanza dal nuraghe si estende il villaggio nuragico, e nelle vicinanze è stata segnalata una fonte nuragica.

Esiste un servizio di visite guidate

Telefono: 0785 790800/856 (biblioteca), 0785 746034; 3403285316
Orario: estivo: 9,00-13,00 e 15,00-19,00;
invernale 10,00-13,00 (da giovedì a domenica)
Biglietto: ingresso € 2 (intero), € 1 (ridotto).

Si riparte da Macomer, e, dopo 3,5 chilometri di percorso per la SS 129 bis, si riprende la SS 131, sempre in direzione Sassari. Dopo 30 chilometri, circa, si esce a Mores-Ozieri-Olbia e, percorrendo la SS 128 bis per circa cinque chilometri, si arriva a Mores.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dolmen Sa Coveccada

Foto: Giovanni Seu

 

  B. DOLMEN SA COVECCADA (MORES)

 

Dalla cittadina di Mores, prendiamo la statale 128 bis in direzione di Ozieri per piegare quasi subito a destra nella provinciale per Bono che, dopo circa tre chilometri, scavalca il Rio Mannu: immediatamente dopo il ponte svoltiamo a destra e imbocchiamo una strada sterrata per 700 metri, fino ad incontrare sulla sinistra il cancello di ferro che immette in un'azienda agricola. Lasciata l'auto e varcato il cancello, si sale per circa 350 metri sino all'ovile, e di qui si scende lungo un sentiero che serpeggia a sinistra sotto un costone di roccia: dopo 7-800 metri, ad una svolta, appare improvvisamente il Dolmen Sa Coveccada, isolato nella pianura.

Sa Coveccada è l’esempio più imponente di dolmen in Sardegna ed è eccezionale anche in ambito mediterraneo: alto 2,70 metri, è costituito da tre grandi lastre, lunghe circa 5 metri, che ne sostengono una quarta, la tavola di copertura, di dimensioni ineguagliate in Sardegna: 6 metri di lunghezza, 3 di larghezza, 60 centimetri di spessore, per un peso di circa 27 tonnellate. La datazione della struttura è genericamente riferita al 2500 a.C. (inizio dell’età del rame).

I massi monumentali, di trachite grigio - rosata, sono accuratamente lavorati e martellati. A sinistra della lastra di chiusura si apre una piccola nicchia, la cui funzione non è ancora emersa con certezza. Altro elemento di estremo interesse è rappresentato dall’apertura circolare che si apre, a livello del terreno, nella lastra frontale. Tale caratteristica fa del Sa Coveccada un caso unico nei dolmen sardi e prefigura palesemente le analoghe aperture che saranno praticate nella "facciata" delle più tarde Tombe di Giganti (età del bronzo).

Gli studiosi Edoardo Proverbio e Pino Calledda, nel 1995, hanno inoltre osservato il dolmen Sa Coveccada, e ne hanno misurato l'azimut in 123,8°, sostanzialmente, cioè, l'azimut dell'alba al solstizio invernale (Cfr.: Pino Calledda e Edoardo Proverbio, Analisi statistica degli orientamenti di tombe megalitiche in Sardegna , in: Rivista italiana di archeoastronomia II, Edizioni Quasar, Roma, 2004, pagg. 45 e succ.ve.)

Tale target astronomico solstiziale, appare però isolato, in un contesto ove i target stellari sembrano maggiormente applicabili agli allineamenti dei dolmen sardi ed europei presi in considerazione. Poiché nella casistica complessiva delle strutture megalitiche europee e mediterranee emerge che i target stellari precedono per epoca quelli lunari e solari, è lecito ipotizzare una datazione più recente per il Dolmen Sa Coveccada, rispetto a quella comunemente ipotizzata dagli studiosi (2.500 a.C). Tale ipotesi – secondo noi – sarebbe supportata dal gigantismo della struttura e dalla citata apertura circolare sulla lastra frontale, simile a quella delle più tarde Tombe di Giganti. La nostra ipotesi, quindi, collocherebbe il dolmen di Mores all’inizio dell’età del bronzo antico (circa 1800 a.C.).

Nelle vicinanze del Sa Coveccada si trova un menhir (pietra di forma allungata infissa verticalmente nel terreno) spezzato in due tronconi, riferibile ad un allineamento astronomico, ormai non più rintracciabile.


Visite guidate: Dolmen, piccola società cooperativa a r.l. Telefono 079706551

Tornati a Mores, prendiamo la SS 128 bis in direzione di Ozieri, attraverso uno dei percorsi naturalistici più affascinanti della Sardegna settentrionale, per circa 17 chilometri.

 

 

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Dolmen Montju Corona

Fonte

 

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            Dolmen

(Nughedu San Nicolò)

Fonte

 

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Dolmen Monte Maone

Fonte

 

  C. DOLMEN DI MONTJU CORONA (OZIERI)

 

A Ozieri è situato il Dolmen Montju Corona (vedi foto). Trattasi di un dolmen a pianta rettangolare con una galleria lunga 9,80 metri. Edoardo Proverbio e Pino Calledda ne hanno misurato l’orientamento individuando un azimut di 64.6 e una declinazione di 18°91, che potrebbe corrispondere al lunistizio minore meridionale: dunque, un target astronomico lunare.

 

 

 

 

D. DOLMEN SU PEDRIGHINOSU (NUGHEDU SAN NICOLÒ)

Da Ozieri facciamo una breve deviazione verso Nughedu San Nicolò, situata a pochi chilometri, sulla SP 36. in località Punta Su Sordanu troviamo tre dolmen, denominati Su Pedrighinosu I, II e III.

Il dolmen riprodotto nella foto è a pianta rettangolare; nei secoli, vi è stato appoggiato un muro a secco di recinzione. Davanti ad esso, a circa 3 metri, giace un menhir alto m. 1,20.

L’orientamento astronomico, misurato da Proverbio e Calledda corrisponde, per Su Pedrighinosu I, ad un azimut di 127.4 ed una declinazione di – 26°83; per Su Pedrighinosu II ad un azimut di 358.70 ed una declinazione di 48°92; per Su Pedrighinosu III, ad un azimut di 19.30 ed una declinazione di 45.34. Interessante è l’orientamento astronomico del secondo dei tre dolmen, corrispondente alla stella polare.

 

 

E. DOLMEN DI MONTE MAONE (BENETUTTI)

Raggiunto l'abitato, si segue il sentiero che costeggia per due lati il cimitero. A 2 km circa, sulla sinistra, si trova il cancello d'ingresso nel fondo denominato Maone. Dopo aver superato una ripida collina, in direzione sud-est, si giunge ad una casa colonica. Il dolmen è situato sulla destra, dietro il muretto a secco.
Il monumento presenta un particolare interesse perché si tratta di un'ibridazione fra due diversi sistemi di sepoltura. Lo si può definire un dolmen a formula mista, costituito in parte da una grotticella scavata nella roccia naturale, sul modello delle domus de janas, completato sui fianchi e in alzato da muratura e coperto da un unico lastrone. Il monumento (lunghezza m 3,5; larghezza m 1,3) comprende un'anticella di pianta trapezoidale (larghezza m 0,65/1,2; lunghezza m 0,87) orientata a S, e una camera rettangolare in pianta (larghezza m 1,3; lunghezza m 1,75; altezza m 1,90) oggi ricolma di terra.

Da Benetutti imbocchiamo nuovamente la SS128 bis in direzione Bitti e poi, immettendoci nella SS 389dir, svoltiamo a sinistra in direzione di Buddusò.

 

 

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Dolmen Su Laccu

Fonte: Biblioteca di Buddusò

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Dolmen Sos Monimentos

Fonte: Biblioteca di Buddusò

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Dolmen Orunita

Fonte

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Dolmen Elcomis

Fonte

 

   

F. DOLMEN di SU LACCU e di SOS MONIMENTOS (BUDDUSÒ)

Circa cinque chilometri prima di tale località, cioè immediatamente prima del km 44, sulla sinistra, si stacca una strada sterrata che attraverso una sughereta di proprietà comunale e che, dopo un paio di chilometri, giunge alla località detta Su Laccu, ove è situato il dolmen omonimo.

Il monumento è costituito da due lastroni infissi lateralmente, che sfruttano, nel piano di appoggio, la roccia madre affiorante; quello di sinistra misura m. 0,90 di altezza e m. 2,45 di lunghezza; quello di destra m. 0,95x1,55. Causa la differenza di altezza, il lastrone di copertura è in posizione leggermente obliqua e misura m. 2,30 di lunghezza e m. 1,10 di larghezza.

Il target stellare, rilevato da Edoardo Proverbio e Pino Calledda corrisponde ad un azimut pari a 172.5, con declinazione – 45°37, nella direzione occupata dalla stella alpha della costellazione della Mosca, nel 2.400 a.C., o da Alpha Crucis nel 1.300 a.C. Ci sentiamo di accreditare la prima ipotesi di orientamento, che daterebbe la struttura nella piena età del rame.

Esiste un servizio di visita guidata all'interno di un itinerario che comprende anche le domus de janas, la tomba di giganti ed il Museo di Arte Contemporanea.

Orario: 9,00-13,00 e 15,00-19,00 dal lunedì al venerdì (su prenotazione di gruppi anche sabato e domenica)

Biglietto: € 3 (intero), € 1,50 (ridotto)

Proseguendo, per la strada comunale, dopo circa un chilometro, si giunge in località Monimentos. Ben visibile sul piano di campagna, ad una distanza di circa 30 metri, su una collinetta a sinistra dello stradello, è situato il secondo dolmen, detto di Sos Monimentos. E’ un’area di fitta frequentazione di età preistorica (probabili resti di una necropoli, un menhir, altre strutture di incerta definizione) in un contesto ambientale particolarmente interessante e ben conservato.

Sos Monimentos è a pianta circolare, con una camera di m. 1,80x1,00, circondata da un muretto a secco di granito. All’imboccatura della struttura sorgono due piastrini di forma rettangolare alti circa m. 0,60. Su tali piastrini poggia la lastra di copertura approssimativamente circolare, di m. 2,50x2,25. Non è stato ancora rilevato il suo eventuale orientamento astronomico.

A circa settanta metri sono visibili le sorgenti del Fiume Tirso.

Ripercorriamo la stradello comunale sino a riprendere la SS 389. Poco lontano, ed esattamente al km. 45.500, imbocchiamo una strada laterale asfaltata che conduce al limite del compendio boschivo di Orunita.

All’interno del boschetto è situato il Dolmen omonimo, il cui target (azimut 285; declinazione 13°71) è rivolto verso la stella beta della costellazione di Andromeda nel 2.650 a.C. E’ quindi più antico del precedente Su Laccu, e risale addirittura agli ultimi secoli dell’età neolitica.

 

 

 

Va infine ricordato, nei pressi di Buddusò, il sito di Elcomis, dove si trova un ulteriore dolmen (omonimo), formato da pietre infisse nel terreno che sostengono un lastrone di m. 3x2, circondato da un recinto ellittico in pietra. Il Dolmen Elcomis sembrerebbe realizzato circa tre secoli dopo Su Laccu, in quanto il suo orientamento (azimut 161.9; declinazione – 46°75) punterebbe sempre verso alpha della costellazione della Mosca, ma nel 2.100 a.C.
Entrambi i dolmen, di forma più semplice di Sa Coveccada, risalgono, dunque, a una fase più antica di quella della struttura di Mores: testimoniano, inoltre il medesimo culto astronomico.

Percorriamo ora la statale 389 fino a Buddusò; poi la 389 dir fino a Pattada e ancora la strada provinciale che da Pattada sale in direzione Nord, costeggiando a lungo il corso del Rio Mannu di Oschiri fino a confluire nella statale 199 nei pressi di Oschiri: qui a destra e, dopo pochi chilometri, di nuovo a destra nello svincolo per Berchidda.

 

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Dolmen di Santa Caterina

(Berchidda, loc. Abialzos)

Fonte

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Dolmen di Sant'Andrea

(Berchidda, loc. Abialzos)

Fonte

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Dolmen Monte Acuto

Fonte

 

 

G. DOLMEN DI ABIALZOS E DI MONTE ACUTO (BERCHIDDA)

 

Non lontano dal paese, in località Abialzos, nei pressi delle chiese campestri di Santa Caterina e Sant'Andrea (ben segnalate da appositi cartelli), si trovano due dolmen. In particolare, nelle vicinanze della chiesa di Santa Caterina, si può osservare un dolmen semplice, circondato da grandi massi granitici. La parete destra è formata da due massi irregolari infissi a terra a coltello.

La lastra che funge da copertura ha una forma pentagonale ed è poggiato su tutti e tre i lati.

 

 

 

Presso la chiesa di Sant'Andrea è invece ubicata un'area archeologica in cui è situato il secondo dolmen che è una tomba scoperchiata formata da tre soli massi, compresa la lastra di copertura di forma rettangolare; nelle vicinanze sono evidenti anche alcuni menhir. Edoardo Proverbio e Pino Calledda ne hanno misurato l’orientamento individuando un azimut di 242.5 e una declinazione di -21°73, che potrebbe corrispondere alla stella Sirio nel 2700 a.C.

Sempre in località Abialzos, esiste un terzo Dolmen (Dolmen Abialzos), che Proverbio e Calledda hanno definito “a corridoio” (vedi foto). I due studiosi ne hanno misurato l’ orientamento rilevando un azimut di 53.8 e una declinazione pari a 24°41, corrispondente, con una buona approssimazione, alla levata del sole, all’alba del solstizio d’estate.

 

 

 Ritornati nell'abitato di Berchidda, si esce lungo la strada che porta al lago del Coghinas e, dopo circa tre chilometri, pieghiamo a destra per il Monte Acuto: al termine della strada, lasciamo l'auto e saliamo a piedi in direzione della vetta; a circa 200 metri da essa si trova il dolmen di Monte Acuto, scoperto e interamente scavato di recente.

 La sua caratteristica, piuttosto rara, è data dal fatto che le lastre si appoggiano, sfruttandola a fini statici, alla roccia naturale. Il monumento, eretto in una zona particolarmente ricca di sorgenti, è inserito in una vasta area archeologica che occupa le pendici del monte, costituita da numerosi ripari sottoroccia e tracce di altre strutture ancora in corso d'indagine.

 Dalla vetta del monte, presso la quale sorgono anche i resti dell'antico castello giudicale, si gode di una vista magnifica, sia a nord verso il vicino massiccio del Limbara, sia a sud verso il lago del Coghinas e la piana di Ozieri.

 Si ritorna fino al bivio per Berchidda e si svolta a destra per il lago del Coghinas, raggiungendo qualche chilometro più a ovest la statale 392: qui a destra per Tempio, da Tempio nella statale 127 verso Calangianus, quindi a sinistra nella provinciale per Luras.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dolmen Ladas

Fonte: F.Bardanzellu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dolmen Ciuledda

Fonte: F.Bardanzellu

 

 

 

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Dolmen Alzoledda

Fonte

 

 

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Dolmen Bilella

Fonte

 

  H. DOLMEN DI ALZOLEDDHA, BILELLA, CIULEDDHA E LADAS (LURAS)

Nell’ambito dei 215 esempi di dolmen identificati nell'isola (Riccardo Cicilloni, 2009), il centro abitato maggiormente rappresentato è Luras, in Provincia di Olbia/Tempio, con ben quattro esempi: i dolmen Ladas, Alzoledda, Ciuledda e Billella. I dolmen di Alzoleddha e Bilella sono ubicati nelle vicinanze del campo sportivo, gli altri due (il Ciuleddha e il Ladas, all'uscita dall'abitato verso Luogosanto. Seguire, comunque, i cartelli.

“Sepulturas de zigantes o de paladinos”, così i luresi solevano chiamare i Dolmen, realizzati, a partire dal IV millennio a. C., per le sepolture collettive e come luogo dedito al culto. Questi monumenti, risalgono tutti al Neolitico recente (3500 - 2700 a.C.) e si confrontano – come detto - con gli esemplari della Corsica, soprattutto, di Minorca e delle regioni basca, catalana e francese.

DOLMEN LADAS

Il Dolmen Ladas, datato approssimativamente al 3000 a.C., in base al rinvenimento di alcuni frammenti ceramici senza particolari decorazioni, è la più imponente delle strutture preistoriche di Luras, per la sua maestosità ed estensione. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, il più grande dei dolmen luresi, sarebbe databile all'Età del Bronzo antico (1800 - 1600 a.C.), cioè ormai alle soglie della civiltà nuragica.

Esso è costituito da una grande galleria coperta che misura 6 metri di lunghezza e 2,20 di altezza, coperta da due grandi lastroni e dotata di un’abside posteriore. La cella è divisa in due parti da un lastrone trasversale. La pietra di copertura posteriore – il secondo più grande esempio nel Mediterraneo - è enorme: ha una superfice di circa 15 mq. e misura ai lati m. 4,80X3,42, con uno spessore di 45 cm.; apparentemente è stata lavorata e levigata nella parte inferiore. L'ingresso è alto m.1,20 e largo m.2,30.

Le pareti sono formate da lastre ortostatiche (in posizione verticale) abbastanza regolari, affiancate da massi piatti disposti in posizione obliqua.

Target astronomico
Azimut: 173°00’
Latitudine: 40°94’
Declinazione: -44.59°
Fonte: Proverbio, Calledda, Rivista Italiana di archeoastronomia, Roma 2004.

Come si è detto, in base al rinvenimento di alcuni frammenti ceramici senza particolari decorazioni, il Dolmen Ladas, è stato approssimativamente datato al 3000 a.C., tenuto anche conto della sua più avanzata tecnica costruttiva, rispetto agli altri esempi luresi, datati a partire del 3.500 a.C. Tali caratteristiche hanno indotto alcuni studiosi a datarlo addirittura all'Età del Bronzo antico (1800 - 1600 a.C.).

Il suo target astronomico risulta analogo a quello della maggior parte delle strutture dolmeniche della Corsica, orientate verso il sistema Centauro/Croce/Mosca. In particolare, l’ingresso del Dolmen Ladas appare orientato verso il sorgere di Alfa Muscae (la stella più luminosa della costellazione della Mosca, gruppo inferiore del sistema complessivo sopra indicato) nel 2.800 a.C. Ciò confermerebbe la sua attribuzione all’epoca conclusiva della cultura di Ozieri (neolitico recente).

La parte inferiore del sistema Centauro/Croce/Mosca – e cioè le costellazioni della Croce (del Sud) e della Mosca, non sono più visibili da oltre tremila anni dall’emisfero settentrionale.

Per abbinarlo ad un target stellare più recente, dovremmo giungere al Bronzo Medio, e, in particolare al 1400 a.C. quando l’ingresso del dolmen risultava orientato verso Alfa Crucis. Ma tale datazione sembra recente anche per i sostenitori dell’ipotesi della datazione bassa.

DOLMEN CIULEDDA

Il Dolmen Ciuleddha ha pianta di forma semicircolare. E’ simile come tecnica costruttiva a quello di Ladas, ma in scala ridotta. Ha il vano sepolcrale a semicerchio e l'ingresso orientato a sud-est, la lastra superiore misura m.3,42 X 2,35, l'altezza totale del monumento è circa 90 cm. Nel dolmen Ciuledda, come nel Ladas, sono stati trovati frammenti ceramici, senza decorazioni particolari, che permettono una datazione approssimativa al III millennio a.C.

Target astronomico
Azimut: 128°90’
Latitudine: 40°94’
Declinazione: -26.41°
Fonte: Proverbio, Calledda, Rivista Italiana di archeoastronomia, Roma 2004.

Anche il Dolmen Ciuledda, in base al rinvenimento di alcuni frammenti ceramici senza particolari decorazioni, è stato approssimativamente datato al III millennio a.C. Il suo target astronomico è più preciso, e può essere riferito alla stella Rigel nel 3100 a.C., al millennio precedente, cioè, a quello della datazione generica fornita dagli archeologi. Il Ciuledda, quindi, è stato realizzato almeno tre secoli prima del Ladas, come dimostrerebbe anche la tecnica meno perfezionata rispetto al più maestoso dei dolmen luresi.
Rigel è la stella più luminosa della Costellazione di Orione e, in epoca preistorica rivestiva un significato particolarmente denso di riferimenti religiosi per le popolazioni megalitiche.

DOLMEN ALZOLEDDA

Il piccolo Dolmen Alzoledda è una struttura tombale di tipo semplice, di forma rettangolare con ingresso rivolto verso Est e camera trapezoidale. E’ genericamente riferito alla Civiltà di Ozieri (3500-2700 a. C.).

Le pareti laterali sono costituite entrambe da una lastra ortostatica sormontata da alcune pietre di rincalzo, mentre la parete di fondo è formata da un unico ortostato piatto quadrangolare che sporge dalle pareti per quasi mezzo metro. Ha una lunghezza di m 2,65, una larghezza di m 2,20 e una altezza m 1,65.

Target astronomico
Azimut: 150°40’
Latitudine: 40°94’
Declinazione: -38.09°
Fonte: Proverbio, Calledda, Rivista Italiana di archeoastronomia, Roma 2004.

Il Dolmen Alzoledda è genericamente riferito alla Civiltà di Ozieri (3500-2700 a. C.). In tale epoca, nella direzione dell’ingresso della struttura, e, in partcolare, intorno al 2825 a.C., sorgeva Alpha Crucis, cioè la stella più luminosa della Croce del Sud (che, come detto, non è più visibile nell’emisfero settentrionale da circa tremila anni). Quattrocento anni dopo, nella stessa direzione, sorgeva Rigil Kent, cioè la stella più luminosa della costellazione del Centauro, ma tale datazione sembra troppo recente.

DOLMEN BILELLA

Il Dolmen Bilella è anch’esso genericamente riferito alla Civiltà di Ozieri (3500-2700 a. C.).

Presenta pianta rettangolare e ingresso rivolto a Nord-Est. La parete di destra è costituita da un lastrone ortostatico rettangolare, quella di sinistra da due massi, parzialmente lavorati, poggianti sulla roccia naturale. Uno di questi è stato adattato artificialmente per l'inserimento del lastrone di copertura che è appiattito nella superficie inferiore e lasciato al naturale in quella superiore. Per tale caratteristica il dolmen è insolito e quasi senza confronti Ha una lunghezza di m 2,50, una larghezza di m 1,40 e una altezza m 0,80

Target astronomico
Azimut: 24°30’
Latitudine: 40°94’
Declinazione: 49.01°
Fonte: Proverbio, Calledda, Rivista Italiana di archeoastronomia, Roma 2004

Il dolmen Bilella presenta un target astronomico a noi sconosciuto, addirittura opposto a quello dell'85% circa dei dolmen esaminati da Edoardo Proverbio e Pino Calledda, che sono orientati in direzione sud e sud-est. Il suo orientamento, infatti, è rivolto verso nord-nord ovest. Ciò potrebbe far supporre che, anziché verso il sorgere di una stella, o di un gruppo stellare, sia rivolto verso il suo tramonto. I dati in nostro possesso circa la posizione delle costellazioni in epoca preistorica, non ci permettono, peraltro, di dare una risposta oggettiva. La struttura potrebbe anche essere rivolta verso qualche altra formazione naturale o artificiale, ma anche questa ipotesi rimane tutta da dimostrare.

 

 

 

 

 

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Circoli di Li Muri

Fonte

 

 

I. CIRCOLI MEGALITICI DI LI MURI (ARZACHENA)

Per raggiungere la località di Li Muri, in comune di Arzachena, lasciamo Luras prendendo la strada provinciale che conduce all'innesto con la SS 133: qui svoltiamo a destra, in direzione di Palau e, dopo aver superato il bivio per Luogosanto, raggiungiamo Bassacutena, dove svoltiamo per Arzachena. Lungo questa strada provinciale, dopo circa sette chilometri, s'incontra a destra la deviazione per il sito di Li Muri. La particolare concentrazione di questo tipo di necropoli preistoriche nell'area di Arzachena e in poche altre contigue ha indotto alcuni archeologi a individuare una specifica "Cultura di Arzachena" che caratterizza l’età del rame della Sardegna settentrionale. Nei pressi di Arzachena, infatti, sono stati rinvenuti una cinquantina di circoli tombali, che hanno un diametro che va da 5 a 8,7 m; il 75% di essi sono orientati a Sud.

La necropoli di Li Muri è l'esempio di gran lunga più interessante di quel tipo di strutture funerarie a forma di cassette prive di apertura formate da lastre di pietra infisse nel terreno. La necropoli è costituita da cinque "ciste dolmeniche" ciascuna delle quali è circondata da un "circolo" di pietre fitte disposte in cerchi concentrici, che dovevano salvaguardare dal dilavamento il tumulo che le ricopriva. I cerchi più esterni sono contigui fra loro.

Tra i sepolcri si trovano tre piccoli recinti quadrangolari e resti di stele interpretati come elementi del rituale funerario. Al di fuori del complesso è presente un menhir isolato con tre concavità. Nel luglio 2000 chi scrive ha individuato altri tre menhirs all'interno del complesso; due sono entrambi allineati con una lastra laterale di una delle tombe in direzione sud; l'altra lastra laterale della medesima tomba è allineata con un terzo menhir, sempre in direzione sud. Il menhir più esterno dei primi due è anche allineato con le lastre laterali di altre due tombe in direzione ovest.

Proverbio e Calledda hanno anche calcolato l’orientamento astronomico delle quattro ciste dolmeniche maggiormente conservate, ma tali dati non ci consentono di individuare un particolare target.

Struttura

Azimut

Declinazione

Target

Cista I

93.3

0°21

?

Cista II

181.1

-49°49

?

Cista III

166.6

-47°57

?

Cista IV

201.8

-44°01

?

Pur nella ristrettezza delle loro proporzioni, i "circoli" di Arzachena trovano riscontri nei tumuli circolari anglosassoni di età neolitica (vedi Windmill Hill, Inghilterra) e potrebbero presentare analoghi orientamenti stellari. All'interno di alcune tombe furono rinvenuti oggetti di corredo, ora esposti nel Museo Sanna di Sassari e nel Museo archeologico di Cagliari; si segnalano, fra gli altri, una coppetta di steatite con anse a rocchetto (tipo "Diana"), collane di vaghi di conchiglia ed alcuni pomi sferoidi forati, ancora in steatite, originariamente montati su bastoni e usati forse come armi, o forse come insegne di comando. Esiste un servizio di visite guidate.

Da questo sito si raggiungerà in pochi minuti Arzachena e poi Palau, per l’imbarco verso Porto Vecchio, e proseguire, così per la Strada dei Dolmen della Corsica meridionale. Chi è dotato di automobile, peraltro, sarà costretto a dirigersi verso Santa Teresa di Gallura e di lì, prendere il traghetto per Bonifacio; quindi, dovrà dirigersi a Porto Vecchio.

>Segue : STRADA DEI DOLMEN DELLA CORSICA MERIDIONALE

Credits - Testi di  Federico Bardanzellu  2011      facebook