"Museo dei dolmen" è un museo virtuale della preistoria e protostoria del Mediterraneo e dell'Europa Occidentale, ideato e diretto da Federico Bardanzellu.

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Dolmen Museum     

 

Preistoria e protostoria del Mediterraneo e dell'Europa Occidentale

 

 
Museo dei Dolmen

 

Movimenti di popoli nel Mar Mediterraneo

tra l’età del bronzo e l’età del ferro

 

1. I Popoli del Mare, chi erano costoro?   > Leggi tutto

2. Iconografia dei guerrieri > Leggi tutto

3. Il collasso dell’età del bronzo > Leggi tutto

4. Bacino d’origine dei Popoli del Mare  > Leggi tutto

5. I Popoli del mare nel Levante siro-palestinese > Leggi tutto

6. L’invasione dorica della Grecia > Leggi tutto

 

7. I Popoli del mare in Sardegna e in Corsica

rame_cipriota

Rame cipriota a pelle di bue

guerriero_Shardana

Bronzetto sardo raffigurante un

         guerriero Shardana

Sardus_pater

Il Sardus Pater, indossante il

casco piumato dei Pheleset

arciere_sardo_filisteo

Arciere con capigliatura e

gonnellino "filisteo"

guerrriero_sardo_tirrenico

Guerriero con berretto "Tursha"

     e pugnale ad elsa gammata

 

 

     

 Il ritorno nella penisola greca di gran parte dei Teucri e dei Danai di Palestina, consentì ai Filistei di assimilare e/o sottomettere quanti di loro erano rimasti nella terra di Canaan, dove l’XI secolo a.C. può essere considerato il secolo dei Filistei; tale predominio sembra proseguire sino alla metà del X secolo.

  Col tempo - per tornare all’iconografia - appaiono in Palestina sarcofagi di ceramica dove il defunto è raffigurato con una o più cordicelle attorno alla fronte, che trattengono o i capelli raggruppati in treccine, o – secondo taluni - il piumaggio dei caschi dei Pheleset delle iscrizioni di Medinhet Abu.

  Ma la “diaspora” dei Popoli del mare non si limitò soltanto al ritorno di taluni di essi nella penisola elladica e sulle isole del Mare Egeo. La Sardegna dell’età del bronzo finale sembra essere stata una meta ambita e la sostituzione della civiltà nuragica con quella dei Popoli del mare fu contemporanea, se non addirittura di qualche decennio precedente all’invasione dorica della Grecia meridionale e insulare.

  La Sardegna aveva già avuto rapporti con l’isola di Cipro, sin dagli ultimi decenni del bronzo medio: numerosi lingotti di rame dalla tipica forma a pelle di bue, che la termoluminescenza ha indicato di provenienza cipriota e, in taluni casi, marchiati con lettere dell’alfabeto cipro-minoico.

 

 

 

Nell’età del bronzo finale, è stata rinvenuta a Sarroch (CA) della ceramica di fabbricazione locale del tipo Miceneo III c che in Palestina è indizio della presenza dei Popoli del mare. Inoltre, la diffusione delle particolari statuine, conosciute come “bronzetti”, documenta indiscutibilmente l’arrivo da oriente di una nuova civiltà.  

I “bronzetti sardi”, impropriamente da taluni definiti “nuragici”, sono la prova fondamentale dell’arrivo sull’isola dei Popoli del mare.

  Uno studio particolareggiato condotto su 632 esemplari ritrovati principalmente in Sardegna, ma anche in altre parti del Mediterraneo, ha individuato attorno al XII-XI sec. a.C. l’epoca della loro apparizione sull’isola, sino alla scomparsa, avvenuta intorno al V-VI secolo .

  Ben 264 statuette sono antropomorfe, 216 zoomorfi, 146 rappresentano navicelle e solo 3 modellini di nuraghi. Inoltre, lo studio ha accertato la successione nel tempo di due particolari scuole di produzione: la più antica, detta di Uta/Albini, fiorita tra il XII e il IX secolo e la più recente, detta genericamente “mediterranea”, dal IX al V secolo.

  Le officine di fabbricazione individuate sono tutte sarde.

 

 

 

Ciò che sorprende è l’iconografia delle statuine antropomorfe, soprattutto quelle che rappresentano guerrieri, in quanto il loro abbigliamento trova corrispondenze precise nei rilievi egiziani raffiguranti i Popoli del mare.

  La maggioranza dei bronzetti locali, infatti, indossa il copricapo cornuto, il corpetto e il tipo di spada degli Shardana e ciò conferma clamorosamente l’identità etimologica tra la denominazione di questo popolo e quello dell’isola mediterranea.

  Una percentuale consistente dei bronzetti indossa il copricapo piumato dei Pheleset, così come la maggiore divinità locale: il Sardus Pater.

  Non mancano bronzetti identici alle raffigurazioni dei sarcofagi di ceramica dei Filistei, con una o più cordicelle attorno alla fronte, trattenente i capelli raggruppati – forse – in treccine.

  Sono state anche rinvenute numerose statuine con il pennacchio degli Weshesh e, in rari casi, anche di capi-sacerdoti, con un copricapo che potrebbe essere identificato con quello dei Tursha.

 

 

 

 

 

  Quest’ultime, tuttavia – come numerose altre - indossano un particolare pugnale di bronzo, detto “ad elsa gammata”, che non sembra trovare riscontri nelle raffigurazioni di Medinhet Abu; ciò potrebbe essere indizio di un adattamento delle armi alle diverse situazioni socio-culturali di livello locale: non più armi per grandi scontri tra popoli in campo aperto o sulle navi ma, probabilmente, soltanto simbolo di autorità personale da parte dei capi.

  Altre statuine di sacerdoti indossano un cappello a falde larghe e di altezza maggiore dei copricapo da battaglia o da parata.

  L’alta datazione delle statuine più antiche (XII-XI secolo) e il loro luogo di produzione, spesso all’interno dell’isola, indicherebbe che l’arrivo dei Popoli del mare – in questo caso guidati dai guerrieri Shardana – possa precedere quello dell’invasione dorica del Peloponneso e delle isole dell’Egeo, se corrisponde a verità la data indicata da Eratostene per quest’ultimo avvenimento (1104 a.C.).

 

 

 

  Le datazioni fornite dallo studio di Araque Gonzalez, infine, dimostrano senza ombra di dubbio che l’arrivo dei Popoli del mare in Sardegna ha preceduto quello dei Fenici, datato non anteriormente al 750 a.C. e, chiaramente, anche quello dei Cartaginesi.

  Tutto lascia credere che lo sbarco dei Popoli del mare non abbia avuto conseguenze particolarmente cruente con le popolazioni locali.

  Recenti studi archeo-astronomici, infatti, hanno evidenziato che le numerosi torri nuragiche, realizzate nei secoli precedenti dalle popolazioni autoctone, infatti, non erano imprendibili fortezze ma luoghi di culto astronomico e di cerimonie religiose.

  Le popolazioni locali, fondamentalmente pacifiche e dedite all’agricoltura e all’allevamento, dovrebbero essersi facilmente sottomesse ad élites di bellicosi guerrieri e navigatori.

  Guerrieri con il medesimo copricapo degli Shardana e lo stesso genere di armamento sono raffigurati sui menhir corsi del sito di Filitosa, databili non oltre l’età del bronzo finale. Ciò dimostra che gruppi consistenti di Shardana hanno anche raggiunto e sottomesso parte della Corsica.

8. I Popoli del mare in Sicilia e nell’Italia peninsulare > Leggi tutto

9. L’età del ferro > Leggi tutto

10. Fenici oltre le colonne di Melkart > Leggi tutto

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